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Dioscuri

Dioscuri, chiamati anche (in francese) Castore e Polideuco e (in latino) Castore e Polluce, (Dioscuri dal greco Dioskouroi, “Figli di Zeus”), nella mitologia greca e romana, divinità gemelle che soccorsero marinai naufraghi e ricevettero sacrifici per venti favorevoli. Erano i figli di Leda e Zeus, il re degli dei, o Tyndareus, il marito mortale di Leda e il re di Lacedaemon. Secondo la versione usuale, Castore era il figlio di Tyndareus e quindi era mortale, mentre Polluce era il figlio di Zeus (che notoriamente si era avvicinato a Leda sotto forma di cigno).

Castore e Polluce

Castore e Polluce, scultura nel Parco di Versaille, Francia.

Yair Haklai

Entrambi i fratelli erano ottimi cavalieri, e Pollux era un pugile senza rivali. Hanno preso parte alla caccia del cinghiale Calydonian (vedi Meleager) e al viaggio dell’Argo (vedi Argonaut). Quando la loro sorella Elena fu rapita da Teseo, invasero l’Attica e la recuperarono. Le figlie di Leucippo, Febe e Hileira, furono affrontate dai nipoti di Leucippo, Idas e Lynceus. Castore fu ucciso da Idas, ma Polluce uccise Lynceus; in punizione Zeus uccise Idas con un fulmine. Zeus diede quindi a Polluce la scelta tra passare tutto il suo tempo sull’Olimpo o dare metà della sua immortalità al fratello mortale, in modo che potessero alternare regni insieme. Polluce ha scelto di condividere la sua immortalità. In una versione della storia, sono diventati la costellazione dei Gemelli (anche se diverse coppie sono associate alla costellazione).

L’introduzione del loro culto a Roma risale tradizionalmente al 484 ac. La costruzione del loro tempio nel Foro seguì un voto di Aulo Postumio nella battaglia del Lago Regillo, dove, secondo la leggenda, i Dioscuri combatterono dalla parte dei Romani e portarono la notizia della vittoria a Roma. Come cavalieri, erano particolarmente attraenti per gli equites romani, l’ordine equestre o cavalieri, e per la cavalleria. Nell’arte i gemelli sono rappresentati come due giovani, di solito cavalieri, che tengono lance e indossano elmi; la loro immagine è apparsa sulle prime monete romane.